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Progetto di Ricerca
SKIDDFORW

Introduzione

Oggigiorno il concetto di “Sustainable Forest Operations” è sempre più spesso indicato come obiettivo primario nei lavori di utilizzazione forestale. Questa terminologia caratterizza l’approccio operativo alla sostenibilità delle utilizzazioni forestali e mira allo sviluppo di tecnologie e sistemi di utilizzazione compatibili con l’ambiente, all’uso efficiente delle risorse, alla riduzione della produzione di rifiuti ed emissioni ed al contenimento degli impatti. Infatti le utilizzazioni forestali, essendo un fattore di disturbo antropico per l’ecosistema, comportano sempre degli effetti sui sistemi forestali e sul territorio in generale, almeno a breve termine. I principali effetti negativi dei lavori di taglio ed esbosco si hanno a livello del suolo e del soprassuolo. In particolare durante le operazioni di concentramento ed esbosco si verificano dei processi di degradazione del suolo, quali la compattazione, la solcatura ed il rimescolamento degli strati superficiali. Tali fenomeni si verificano per effetto dello strascico delle piante o dei tronchi e/o del passaggio di mezzi meccanici, che nell’ultimo decennio sono diventati sempre più pesanti e più potenti.


In considerazione del fatto che, nonostante i limiti legati alla morfologia del nostro paese, quali pendenza ed accidentalità del terreno, i livelli di meccanizzazione forestale adottati dalle imprese forestali stanno progressivamente crescendo, nasce l’esigenza di valutare tecnologie più moderne e produttive per l’esbosco dei prodotti legnosi rispetto a metodi tipici e tradizionali del settore forestale italiano, quali il trattore e verricello. In particolare, due macchinari, lo skidder e il forwarder, sono stati introdotti nel nostro paese; questi due macchinari appartengono alla categoria delle macchine operatrici sviluppate a partire dagli anni ’60 nei paesi Scandinavi, Canada e U.S.A. dove i boschi sono situati prevalentemente su terreni pianeggianti. Lo skidder è un trattore equipaggiato forestale con ruote isodiametriche e con pinza da esbosco. La pinza può essere sostituita da un potente e pesante verricello. Il peso complessivo della macchina si attesta intorno alle 10 tonnellate e la macchina si presta bene all’esbosco del legname “lungo” a strascico, con le teste dei tronchi sollevate da terra. Il forwarder invece è un trattore articolato portante costituito da una motrice e da un rimorchio con sponde per il carico del legname già assortimentato o della ramaglia da cippare. La gru di sollevamento è integrata nella macchina. Anche in questo caso il peso della macchina si si attesta intorno alle 10 tonnellate. Il suo impiego è spesso abbinato all’uso dell’harvester o del processore. Le due macchine sostanzialmente differiscono  per le modalità operative: lo skidder esbosca il legname a semistrascico e gli impatti sul suolo sono da considerarsi in relazione al peso elevato della macchina e all’attrito dei tronchi sul terreno, il forwarder esbosca su rimorchio e pertanto l’impatto è da valutarsi soltanto in relazione al peso complessivo della macchina carica.


L’impiego di queste macchine è limitato sia da fattori tecnici che economici, per poterle impiegare razionalmente è necessario che:

 

- il terreno sia completamente percorribile (I e II classe di pendenza, 0-40%) e non sia
accidentato,
- i quantitativi di materiale da lavorare siano sufficienti ad ammortizzare gli
elevati costi d’investimento,
- l’organizzazione del lavoro sia di tipo schematico e geometrico.

 

Per tali motivi, uno dei sistemi di lavoro più comunemente adottati in Italia per il concentramento e l’esbosco del legname (tondame), è sempre stato il trattore e verricello con la modalità a strascico. Questo sistema, caratterizzato da una notevole versatilità d’impiego, consente di movimentare il legname contenendo gli investimenti economici e gli impatti.

 

Skidder e forwarder sono stati introdotti in Italia intorno agli anni 2000 insieme alle macchine operatrici combinate (harvester e feller) per l’abbattimento e allestimento meccanizzato del legname, anche in seguito all’esigenza di utilizzare a raso vaste superfici forestali a prevalenza di Pino Marittimo attaccate da insetti patogeni sul litorale tirrenico. Vari tentativi si sono succeduti nel tempo per utilizzare skidder e forwarder per le operazioni di esbosco anche in contesti non pianeggianti, sicuramente perché le imprese avevano già sostenuto l’importante investimento di acquisto ma anche perché è conclamata la tendenza ad un aumento generale della meccanizzazione nelle operazioni forestali, per aumentare le produttività e ridurre gli sforzi per gli operatori. Questi tentativi non sempre sono risultati in accordo con le normative forestali regionali e con gli obiettivi principali di una gestione forestale sostenibile. I motivi prevalenti sono i seguenti:

 

- il peso elevato delle macchine provoca importanti impatti sui suoli forestali soprattutto in presenza di terreno bagnato,
- la scarsa formazione professionale degli operatori spesso è causa di danni importanti ai soprassuoli da preservare,
- l’assenza di una corretta pianificazione geometrico-schematica delle operazioni di
esbosco spesso porta ad un impatto generale sul suolo che si estende a tutta l’area in
utilizzazione con preoccupanti risvolti legati a fenomeni di compattamento, di
erosione superficiale e di assenza di rinnovazione forestale.


Varie Regioni stanno cercando di agevolare le attività delle imprese forestali più meccanizzate ed hanno proposto modifiche importanti nei regolamenti di attuazione delle leggi forestali regionali per consentire l’impiego di questi macchinari in contesti particolari o su vie di esbosco pianificate e geometriche per confinare gli impatti soltanto sui tracciati e non su tutta la superficie in utilizzazione come purtroppo ancora accade.

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